A qualsiasi età la perdita uditiva condiziona la capacità di comunicazione interpersonale e, di conseguenza, il benessere psicosociale.
L’ipoacusia in età pediatrica, anche solo lieve e monolaterale, costituisce ostacolo a un corretto sviluppo linguistico e verbale condizionando negativamente l’apprendimento scolastico rispetto ai “normo udenti”.
L’ipoacusia in età adolescenziale porta a disagio, solitudine, isolamento.
Lo screening uditivo neonatale individua le ipoacusie precoci.
Purtroppo, l’ipoacusia può insorgere più tardivamente. Tutti gli studi epidemiologici dimostrano che l’ipoacusia aumenta proporzionalmente con l’età e colpisce bambini o adolescenti con o senza fattori di rischio.
Una forma particolare, la più frequente in età infantile, è rappresentata dall’otite media secretiva (OME).
Essa rappresenta il motivo più frequente di consulto specialistico da parte dei genitori dei bambini che mostrano nel comportamento segni del deficit uditivo (si fanno ripetere le parole, alzano il volume della televisione).
La condizione determina il ricorso all’intervento di adenoidectomia con posizionamento di tubo di ventilazione trans timpanico. Altre volte può avere un decorso autolimitante. Quando persiste però può comportare ritardo del linguaggio e disturbi del comportamento.
E ‘ pertanto necessaria una sorveglianza audiologica della capacità uditiva in età infantile e adolescenziale affinché vengano individuate queste forme di ipoacusia e apportati tempestivamente i correttivi. Ciò deve avvenire soprattutto nel territorio.
Le metodiche audiologiche adottate dipendono dall’età; prima dei 5 anni di vita non è possibile praticare l’audiometria tonale ma si fa ricorso a metodiche oggettive (impedenzometria, otoemissioni acustiche, ABR, audiometria comportamentale).
Dopo i 5 anni potranno essere adottate le stesse metodiche che si usano nell’adulto (audiometria tonale).